Inflazione in calo a ottobre: prezzi più stabili e respiro per i consumi

Il rallentamento dei prezzi, spinto dal calo di alimentari freschi ed energia, apre uno spiraglio di sollievo per gli italiani. Ma Confesercenti avverte: senza interventi fiscali mirati, la ripresa dei consumi resterà debole

A ottobre 2025 l’inflazione rallenta sensibilmente, segnando un passo deciso verso la stabilità dopo mesi di tensioni sui prezzi. Secondo le stime preliminari diffuse dall’Istat, il tasso annuo scende all’1,2%, un valore appena inferiore a quello registrato a fine 2024 e segnale di un contesto economico che, pur tra alti e bassi, sta ritrovando equilibrio. A incidere sul calo è soprattutto il rallentamento dei prezzi degli alimentari non lavorati - passati dal +4,8% di settembre al +1,9% - e la contrazione degli energetici regolamentati, che da un +13,9% sono scesi addirittura sotto zero (-0,8%). Un’inversione che si riflette anche nel cosiddetto “carrello della spesa”, con un incremento annuo più contenuto (+2,3% contro il +3,1% del mese precedente), mentre l’inflazione di fondo resta stabile al 2%. Il tasso di inflazione acquisito, calcolato sui dati provvisori, si attesta all’1,6%.

Nel complesso, si tratta di numeri che riportano un po’ di ossigeno alle famiglie italiane, reduci da mesi di rincari che avevano inciso pesantemente sul potere d’acquisto e sulle abitudini di consumo. Il rallentamento dei prezzi, in particolare di quelli alimentari, è un dato che interessa da vicino anche il mondo della ristorazione e del turismo, due settori che più di altri vivono la quotidianità dei costi e delle fluttuazioni del mercato. Meno pressione sui listini di frutta, verdura e prodotti freschi significa infatti maggior margine di respiro per ristoratori, albergatori e produttori, spesso costretti a fare i conti con un equilibrio sempre più difficile tra sostenibilità dei prezzi e qualità dell’offerta. «I dati diffusi dall’Istat sui prezzi al consumo di ottobre evidenziano un deciso rallentamento, con una prospettiva per quest’anno di un’inflazione abbondantemente sotto il 2%. Una notizia positiva che speriamo, però, non venga alterata da nuovi segnali di instabilità ed incertezza dovuti alla situazione geopolitica internazionale» spiega Confesercenti in una nota.

Il quadro delineato dall’associazione è dunque incoraggiante, ma resta fragile. «Una decelerazione dell’inflazione che si accompagna al miglioramento del clima di fiducia, registrato nei giorni precedenti sempre dall’Istituto di statistica: dati importanti ma, purtroppo, ancora assolutamente insufficienti per offrire quella spinta propulsiva necessaria alla ripresa dei consumi che continuano a rappresentare il vero malato dell'economia italiana» prosegue Confesercenti. L’analisi tocca un punto cruciale: la fiducia cresce, ma i consumi restano fermi. E per un Paese in cui la filiera dell’accoglienza - dal turismo alla ristorazione, fino ai piccoli produttori locali - rappresenta una delle colonne portanti dell’economia, il nodo resta sempre lo stesso: la capacità di spesa delle famiglie. L’associazione sottolinea infatti come le prossime settimane saranno decisive, con il Black Friday alle porte e le festività natalizie in arrivo, veri termometri dello stato dei consumi e del benessere delle famiglie italiane. «Per questo è fondamentale agire sulla leva fiscale, con interventi più decisi per ridurne il carico sulle famiglie e sulle imprese con la riduzione del costo del lavoro, per segnare quel deciso cambio di passo sul fronte della crescita di cui la nostra economia ha bisogno» conclude la nota.

Fonte: Italia a tavola

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